I miei genitori vivevano a Nuoro in Sardegna quando, nel 1956, decisero di avere un figlio e di farlo nascere nella loro terra d’origine, la Calabria. Giunti a Reggio Calabria e nato io, dopo appena venti giorni tornarono a Nuoro e dopo un anno e mezzo arrivò il trasferimento per Gorizia. La mia vita all’inizio sembrava quindi destinata a forgiare un potenziale giramondo e invece si trasformò nella più tranquilla delle esistenze. Pochi viaggi in Italia, pochi viaggi all’estero ma tanta musica suonata con diversi gruppi e poi teatro con diverse compagnie e tanta soddisfazione. Contemporaneamente nasce l’attrazione verso le arti visive alle quali mi sono avvicinato da autodidatta conciliando questa passione con il mio lavoro di grafico e serigrafo che ormai svolgo da trentacinque anni. Ho all’attivo una sessantina di mostre tra personali e collettive e continuo a sperimentare materiali e tecniche per realizzare i miei lavori spesso raccolti in cicli tematici.
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Il percorso artistico di Ignazio Romeo, sin dai suoi esordi, si inserisce nell’ambito dell’arte concettuale con una particolare attenzione rivolta ai materiali poveri e al riutilizzo di elementi esistenti e con una predilezione per le forme minimali.
Spaziando dalla scultura all’installazione, dalla pittura alla serigrafia, il suo lavoro mantiene una costante nel tempo nell’utilizzo del ferro, preferibilmente arrugginito, quale elemento espressivo o quale componente cromatica: quasi come una cifra distintiva; una precisa scelta stilistica. Alternato alla pittura, concepito pure come solida architettura, accostato a morbidi tessuti, mutato da resine o altre lavorazioni, il ferro nell’opera di Romeo crea inedite relazioni, intime contraddizioni, folgoranti spaesamenti, giocose incongruenze, dando luogo a momenti di magica sospensione, suggerendo molteplici riflessioni.
tratto da un commento critico di Franca Marri
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